I Bartolini Baldelli

tra la Val d’Arno di Sopra e Firenze

Legati al territorio da 600 anni

La famiglia Baldelli apparteneva alla nobiltà feudale di Cortona e già dal XIII secolo era tra le più distinte di quella città.

All’inizio del 1400 Bartolommeo di Piero Baldelli si trasferì nel Feudo di Montelungo presso Terranuova nella Valdarno di Sopra. I suoi discendenti presero a farsi chiamare Bartolini Baldelli e decisero anche di cambiarsi l’emblema, sostituendolo con quello ancor oggi in uso che richiama Montelungo e la loro attività, in questo nuovo territorio infatti la famiglia accrebbe la propria ricchezza con l’imprenditoria tessile laniera.

Acquistando beni e terreni nelle Podesterie di Terranuova, Montevarchi, Laterina e Valdambra, i Bartolini Baldelli crearono col tempo uno dei più notevoli latifondi della Valdarno di Sopra di cui il Castello di Montozzi divenne il centro.

Dal 1558 essi spostarono l’asse della propria vita anche a Firenze. Nel 1562 erano entrati a far parte della Cittadinanza e Nobiltà Fiorentina e furono tra i primi ascritti al cavalierato di Santo Stefano. In quegli anni i fratelli Bartolommeo ed Antonio Bartolini Baldelli si unirono in matrimonio rispettivamente con le sorelle Maria Ginevra e Lisabetta di Bartolommeo Concini, Primo Segretario di Stato del Granduca Cosimo I. E nel 1572 Alessandra Bartolini Baldelli andò in sposa al Primo Segretario di Stato Belisario Vinta: intimo amico e sostenitore di Galileo Galilei.

Ciò garantì ai Bartolini Baldelli una privilegiata posizione a corte, di cui da allora fecero attivo uso.

Risiedendo stabilmente nella capitale nel palazzo di Via dell’Anguillara, risultano impegnati per generazioni a svolgere incarichi di fiducia presso tutti i governi granducali sia dei Medici che dei Lorena: Segretari, Ambasciatori, Governatori, e Soprintendenti a vario titolo.

Il ruolo istituzionale più interessante che essi ricoprirono fu quello di Maestri Generali delle Poste Medicee. La licenza fu concessa a Francesco d’Antonio nel 1598 dal Granduca Ferdinando I, ed assunse dopo un anno la connotazione di ereditarietà. Durante questa complessa attività i Bartolini Baldelli ebbero occasione di confrontare la propria organizzazione con quella dei loro colleghi settentrionali: i Tasso (Thurn und Taxis), con cui furono spesso in contatto.

Nel XIX secolo il marchese Bartolommeo Bartolini Baldelli, attivissimo in politica per gli ultimi Lorena, seppure molto legato al cugino Bettino Ricasoli “Barone di Ferro”, non si unì a quest’ultimo nel favorire l’annessione del Granducato di Toscana al nuovo Regno d’Italia, ma si escluse da ogni incarico. Con l’avvento dei Savoia fu cessato ogni contatto con la politica.

Come per molte famiglie aristocratiche fiorentine, l’intensa attività nella capitale non allontanò mai i Bartolini Baldelli dalla cura meticolosa e appassionata delle fattorie che resterà per loro una costante nei secoli fino ad oggi.

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